lunedì 4 maggio 2009

Barcellona in un sottopassaggio

"Teresa ha gli occhi secchi, guarda verso il mare
per lei, figlia di pirati, penso che sia normale
Teresa parla poco, ha labbra screpolate
mi indica un amore perso, a Rimini d'estate
Lei dice bruciato in piazza dalla Santa Inquisizione
forse perduto a Cuba nella rivoluzione
o nel porto di New York, nella caccia alle streghe
oppure in nessun posto ma nessuno... le crede"


Di te si raccontano molte cose. Dicono che sei andato in Spagna a combattere contro i tuoi mostri, hai inseguito la paura fino al centro della piazza e sotto quel sole, solo, l’hai guardata negli occhi. Dicono che hai avuto molte donne, forse a qualcuna hai spezzato il cuore. So che hai amato tutte, febbricitante e onesto come ti conosco, corridore instancabile, che hai nelle pupille per ognuna una forma, un polso o un ricciolo scuro, che è quanto di lei ti ha rapito. Quanto ti resta di lei, ora che rifai la valigia e non senti cosa mi dicono di te.
Ho sempre saputo quanto erano grandi le nostre differenze, quasi quanto sono diverse le dimensioni dei nostri corpi. Alto ma gentile, muscoli che non oppongono resistenza, sei sempre stato quello che rompeva il ghiaccio. Ti inserisci tra la gente in un momento, lasci che accettino la tua invadenza viva, ti fai padrone delle situazioni... come un fuoco d’artificio, reciti: sai quello che vogliono da te, non hai problemi a dispensarlo. Hai fascino, e mi ricordo quanto era difficile arrivarti al fondo e costringerti a gettare quegli orpelli, quelle vesti multicolori sotto cui neanche tu guardavi. Dicono che adesso non hai più veli, che tutto in te viene da quel fondo, so che è vero. Ed io?
Ti sono amico da un tempo lunghissimo. Avanzo con lentezza sperando ancora e davvero che tu non guardi i modi sciocchi in cui sono caduto, le mediocrità della mia vita. Eppure le avrai contate, le passioni che mi hanno avvolto e consumato, sapevi che tornavo quando tutto era andato a rotoli. Vergognoso, con la mia finta superiorità, a chiedere asilo alle tue parole benevole, mentre sentivi gli stessi nomi ripetersi all’infinito, fino a capire, fino a vedere anche tu il divario fra noi due, senza neanche sapere quanti milioni di volte e sempre ad una persona, ho detto amore. Mi sono proibito parole d’affetto, le ho tirate fuori da poco, come le lenzuola impolverate dai bauli. Non fanno più lo stesso effetto, non potrebbero mai: ho solo il ricordo di come erano, che ogni tanto si impiglia nel cuore con piccoli uncini. Ma so cosa intendo quando le do a qualcun altro. Sono l’unico a saperlo.

"E due errori ho commesso, due errori di saggezza
abortire l'America e poi guardarla con dolcezza
Ma voi che siete uomini, sotto il vento e le vele
non regalate terre promesse a chi... non le mantiene"


Dicono che sono sempre in giro, che sono lontano. Non è poi difficile vedere che non mi muovo: fa sorridere che ogni mattina, pensando a raggiungerti, mi accontenti di una Barcellona per scherzo, nel sottopasso della piazza. Mentre ordinatamente risistemo i miei fogli, spingo la vita a calci, mi chiudo nel mutismo di chi ogni tanto, ogni tanto, vorrebbe essere come te. Che ti fai prendere dalla strada come un piccolo impertinente, fai sembrare tutto possibile, ogni città vicina con due passi. Alto ma gentile, come ricordo dai tuoi abbracci, mentre il mio corpo mi prende in giro e mi ridicolizza, resta anonimo, puerile. Un giorno potrò dirti che andava bene lo stesso. Che la dolcezza prende sempre di sorpresa, che la felicità entra dalla porta lasciata aperta per sbaglio. Dicono che quel tempo viene per tutti, sono stanco di aspettare, entro ed esco dalla mia stanza.
Come spiegare cosa sappiamo insieme? Il senso di reciproca completa accettazione, il privato tra me e te? Come nella canzone di quel giorno strano, quando ci siamo ritrovati allo stesso angolo della vita e ci siamo incastrati di nuovo, finalmente sicuri di non perderci ancora (cosa importa se sono caduto, se sono lontano…). Come qualche giorno di tristezza nei mesi che sono passati, in cui sei ricomparso come da un sogno a consolare. Vorrei avere mani di ragazzo piene come le tue.

"Ma voi che siete a Rimini, tra i gelati e le bandiere
non fate più scommesse sulla figlia del droghiere"


È bello pensarti adesso, nell’odore umido dell’aurora. Pensare che resti, tra le altre, la mia persona.
Dicono che torni presto. Ripartiremo insieme.