sabato 13 giugno 2009

Muovere le mani

La verità è che io non ho abbastanza per essere amata. Per favore, non statemi a consolare, non venite a farmi le prediche, tutte le giustificazioni possibili sulla sfortuna il destino e vedrai che basta aspettare e non ti fasciare la testa e non dire scemenze. So già tutto ma tutto non ha cambiato niente.
Forse mi dovrei far crescere i capelli, dovrei lasciar stare le smagliature sulle gambe e buttarmi sulle gonne corte, o dimagrire tanto che mi si veda il seno, magari aggiungere qualche paio di orecchini. E mi dovrei certo somigliare di meno, lasciar perdere tutta la strada che ho fatto per unire il fuori e il dentro, e cedere ai compromessi. Ma la cosa buffa è che so che non basta, perché io ho qualcosa, oppure ho qualcosa che mi manca, e non sarò mai a posto.
Ho aspettato che venisse il tempo con più pazienza di altre persone, ho aspettato che passasse il cortisone e la pelle delle radiazioni, che tornasse il mio passato dalla terra di nessuno in cui si era nascosto e che si riattaccasse ai miei vent’anni. Ho visto diciotto ragazzi guardarmi straniti, a tutti ho regalato le mie spiegazioni, per accorgermi alla fine che mi piaceva qualcosa di diverso, che i pezzi di quel mondo emotivo così ruvido che contengo si stavano sconvolgendo in modo sempre più evidente. Ed ho cercato, incuriosita, le mie risposte, abbattendo i miei limiti, senza che nessuno sapesse. Ho visto ogni cosa trovare una forma in qualcuno e illuminarsi ed esplodere, come impazzita, e infine ho visto quella forma schiantarsi, perché non bastava ancora, aver messo tutta me stessa in quell’altare di sabbia.
La verità è che io non ho abbastanza per essere amata, perché quando mi avvicino, l’amore si accorge che mi manca qualcosa. Non ho forse sufficiente passione, non sono così colta o curiosa, non ascolto le canzoni giuste, e qualunque cosa io possa inventare – perché ne invento, di cose – avrà sempre quel decimo di millesimo mancante per vincere la partita. Pensavo che fosse un regalo, sapere come si ama, pensavo che bastassero due o tre ingredienti per farsi brillare gli occhi, invece mi vanto di poter dire che io, signori, non ho capito niente, e che riprendo le mie quattro magliette e i miei poster alle pareti e me ne vado. Stasera scrivere è solo muovere le mani, ed era tanto che non lo facevo, da aver quasi dimenticato la sensazione.
Segreteria telefonica. Io sono stanca, non riesco a far più niente, e non rispondo più.


"Che si gioca per vincere e chi vince è perduto"