lunedì 26 luglio 2010

Motivi

Il motivo per tagliarsi i capelli al limite dell’irriconoscibile è dimenticare.
Il dolore cambia la faccia. Dilata gli occhi, assottiglia le mani. Ogni volta che torna si prende qualcosa del tuo prima, e lascia almeno un paio di domande.
Stavano traslocando nella casa di fronte, mentre la terra mi sfuggiva sotto i piedi. Era me che portavano via, i miei ricordi archiviati negli scatoloni, ordinati e per colore. Mi vedevo come da un balcone di casa, occhi bassi e pugni stretti, cercando di trattenere tutto. Sembra una scena così lontana e innocua, vista da qui, è solo l’ultimo dei danni che ho fatto. È solo da lì che la storia è finita, da quel marciapiede ho preso congedo.
Ho desiderato così forte di non essere ciò che ero, da lasciarmi dei graffi sulla schiena, di quei segni che non puoi mettere via. Non qualcosa che spacca tutto in una botta sola, non uno di quei colpi che vedi esplodere e ti mozzano il respiro: un rastrello, un lavoro tenace di eliminazione, di negazione e pentimento. Il dolore taglia le vite in due, cos’eri senza conoscerlo, cosa diventi per non provarlo più.
Anche l’astinenza d’amore cambia la faccia. A volte impregna così tanto le cose da scordare e inumidire il corpo, e si confonde facilmente col ricordo che ho di te, il nostro inizio, la mia ostinazione. Altre volte, proprio per la sua qualità di assenza, sottrae le parti tenere di me un pezzo dopo l’altro. Si porta via lettere e l’apertura di certi sorrisi, le parole che pronuncio con più fatica.
Il motivo per tagliarmi i capelli con la frangia così corta è vedermi la fronte. Giulia diceva che magari ero abituata diversamente, ma sarei stata molto meglio ad averla sgombra, pulita, come le piaceva vederla nelle persone. Al di là della facile psicologia di queste cose, le ho dato retta con anni di distanza perché ho risposto a un’esigenza. Vedere la mia vita chiara e facile, staccando per quanto possibile dall’immagine di me più facile da accettare, ma schiacciata dal passato; cercare quello che è rimasto. Adesso allo specchio vedo la cicatrice verticale al centro e i pensieri esposti sulla fronte, su quella che senza più schermi laterali è la mia faccia.
Non ricordo più da quanto non avevo un aspetto così onesto.