sabato 23 ottobre 2010

Trieste tre volte

Trieste è la vita che poteva essere. È l’altro lato di Genova, più freddo ma così vicino, così probabile. La guardo con una qualche memoria delle sue strade, ci sono stata tre anni fa per meno di due giorni, ma mi dà una sensazione familiare. Ho paura e voglia di restarci. Le cose qui dovrebbero essere diverse.
Cammino in mezzo a tantissima luce, una giornata tersa e tiepida, è pieno di gente per strada e la piazza si apre come un abbraccio, Trieste ha palazzi beige e grigio chiaro, chiese ortodosse. Mi sfiora il sottile desiderio di conoscere quei bar, acquisire il passo deciso e mirato di chi in un posto ci vive. Ogni persona mi incuriosisce, vorrei fermarmi a parlare, sedermi da qualche parte e darle una chance, a questa città che se ne sta nascosta. Mi frega l’orologio, e l’ennesima corsa verso una valutazione.
Poi c’è solo un lungo viaggio di ritorno, trecento chilometri, di nuovo. Mi mancano i colori della Liguria come una fitta, il mugugno così familiare, mi assale la voglia irresistibile di correre a Genova come alla madre che ti culla quando ti agiti. E mi accorgo di colpo che anche qui c’è lo specchio blu del mare, e c'è un treno che ci passa accanto in mezzo ai cespugli. Questo treno. Attacco le mani al finestrino a volermela prendere, tutta la scena, larga e imprevista com’è.
Trieste mi offre la sua ultima carta, dice che è disposta a darmi ogni cura e consolazione, col suo golfo inondato di arancio. Io sto bene dove sto e per nulla al mondo me ne andrei, ho voluto e scelto questo posto. Sono solo passata a vedere dove tutto avrebbe potuto essere. Ed è stato più difficile del previsto voltare le spalle.


“Siete azules, tres verdes, un dorado: todo cabía en el mar. La plata que nadie podría llevarse del país: entera bajo una tarde nublada. La noche desafiando el valor de las barcas, la tranquila conciencia de quienes la gobiernan. La mañana como un sueño de cristal, el mediodía brillante como los deseos.
Ahí, pensó ella, hasta los hombres debían ser distintos.”