domenica 24 luglio 2011

Un guanto

Un guanto precipitò da una mano desiderata
a toccare il pavimento del mondo in una pista affollata
Un gentiluomo, un infedele lo seguì con lo sguardo
e stava quasi per raggiungerlo, ma già troppo in ritardo,
e stava quasi per raggiungerlo, ma troppo in ritardo
Era scomparsa quella mano e tutta la compagnia
e chissà se era mai esistita
Era scomparsa quella mano e restava la nostalgia
e il guanto e la sua padrona scivolavano via


Guardo le lunghe file di libri che alternano i colori sulla libreria. Ci ho messo una settimana a buttarli a terra e rimetterli in riga, uno dietro l’altro, uno accanto all’altro. Quanti ne salverei se dovessi scegliere? Ho un’allergia alle liste limitate, dimmi i primi dieci, i quindici libri della tua vita... tanto lo sappiamo io e loro, cosa ci ha legati. Con alcuni una storia passeggera, una decina di giorni estivi e poi amici come prima, con altri lunghe nottate di passione in cui solo l’orologio ci imponeva di fermarci. Alcuni mi sono stati genitori, altri amici d’infanzia, solo pochi prolungavano il mio braccio così naturalmente da potersi chiamare amanti. Precisi e caldi come un guanto, per le mie mani sempre gelate. Nella familiare sensazione di deserto che provo ogni anno tornando a casa, dove mancano le reti delle uscite e a provare attrazione per me sono solo le zanzare, sento più distintamente le voci di ognuno, e ognuno nella sua voce.

Siamo state insieme Gemma, te lo ricordi Margaret? Abbiamo sofferto il suo abbandono e l’abbiamo scossa per le spalle quando aveva perso tutto. Imparato che è meglio aver costruito basi solide, quando il passato riappare. Sono stata il desiderio di somigliare a Clarice, al suo fisico allenato e al suo sprezzo del pericolo, oppure la fiducia immotivata di Assaf che corre verso una sconosciuta, la cecità rassicurante di Emilia, la fatica di romperla. Adesso che sono padrona della casa, guardo di lato Modesta: è stata asciutta e veloce nella sua piccola distruzione, quella dei limiti imposti e dell’idea che esista qualcosa di assoluto, perché l’amore prende forme sesso e natura diverse senza che qualcuno per forza ne soffra. Sono la scarsa delicatezza di Magda e le figuracce di Bridget, i silenzi ostinati di Clara, sono Darrell stretto nelle corde che lascia indietro il corpo quando vaga fuori di sé, sono Margherita che in fondo mica ci ha mai creduto veramente di poter essere amata gratis, e poi Idgie di infinita tenacia ammaliata da una chioma bruna, un maschiaccio in mezzo alla polvere. E Alda, Jane, Italia, e Michele, Lizzie. Davanti agli scaffali come Reneé, in questa stanza tutta per me, in cui ho imparato da Alexis che restare troppo a lungo è un errore peggiore che andarsene. Sono cresciuta con la fantasia di Eva, ma prendendo lezioni di guerra e di bellezza da Adriano. E mi sento finalmente padrona delle mie possibilità.

Allora basta con tutti questi “non essere scorbutica, chiudi bene le porte, vai a mangiare da zia”, con tutte le raccomandazioni che odio perché mi fanno ancora sentire la ragazzina che non si sa comportare. È con una certa soddisfazione, cari miei, che io vi sollevo tutti dalla responsabilità di me. La casa mi ubbidisce, in testa finalmente mi si fa spazio. E come vedete, sono in ottima compagnia.

Oltre la pista di pattinaggio, e le passioni al dì di festa
e le onde di tutti i mari
e il trionfo nella tempesta e le rose nella schiuma
Il guanto era volato più alto della luna
il guanto era volato più leggero di una piuma
Oltre al luogo e all'azione e al tempo consentito,
e all'amore e le sue pene
Il guanto si era già posato in quel quadro infinito
dove Psiche e Cupido governano insieme
dove Psiche e Cupido sorridono insieme.


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