domenica 8 agosto 2010

Lievito

Adoro che in casa mia ci sia sempre il necessario per fare un dolce. E mi piacciono gli impasti fatti con le mani, quelli in cui ogni cosa all’inizio sembra stare per conto suo, sulle tavole di legno. Le uova, lo zucchero e la farina che non si riescono a unire, mi ricorda sempre la maionese impazzita, senza averla mai fatta. Mi prendo tempo per pensare e intanto impasto, con movimenti curvi e senza strattoni, perché la pasta sente e si innervosisce. La vedo modellarsi dal centro, sento il burro sciogliersi al calore delle mani, avvolgere tutto: è una sensazione di potere, ma anche di benevolenza. A me fa pensare alle carezze, agli sguardi senza parole.
Conosco bene la pars destruens dell’amore, ne ho vissuto il decorso come una malattia, non ti lascia mai sola. Mi manca tutto quello che è lanciarsi e costruire, sentire dall'altra parte una presenza stabile e non sfuggente. Evitare di pregare.
Dicono che le sfortune ti capitano se pensi in negativo. Stronzate, ti capitano in qualunque momento, puoi anche vedere la vita in rosa; per questo trovo irritante costringersi all’ottimismo quando sei pieno di rabbia, o trovare per forza il lato infelice quando non avresti di che lamentarti. Del resto, anche le belle sorprese amano presentarsi mentre pensi a tutt’altro.
La vita è un insieme di cose che non sappiamo se chiamare caso o destino. Io alla fortuna credo poco, scappa come gli amori confessati in anticipo. Mi fido delle persone, della musica, della buona letteratura e del cibo, tutto il resto può venire o non venire, può essere un premio o un’altra prova. La polvere del lievito è amarissima, ma è sempre l’ingrediente indispensabile.