domenica 1 febbraio 2009

Le strade di lei

Guardati mentre sorridi nel tuo maglione a righe, in uno dei pochi momenti in cui non ti fai giudice di te stessa. Guardati quelle volte che te ne freghi se stai alzando un po’ la voce o stai parlando di cose imbarazzanti: è allora che penso di averti capita. Ti vedo come in un dipinto, sei un’aggraziata farfalla indaco e rosso: fragile e veloce, sbatti le ali in un cielo confuso muovendoti sicura, appena più a destra una rosa schiusa. E tu libera. Ma un solo secondo più tardi nel mio cervello le distanze si ristabiliscono secondo la norma, misurate nello spazio lungo tra casa mia e casa tua, due ore e mezzo di treno.
Adesso sarei curiosa di sapere cosa fai e cosa hai in testa, mentre tento di concentrarmi nello studio, provando a dimenticare che in me è iniziato un piccolo disgelo. E penso invece a com’è strano aver scoperto solo adesso la rara capacità che hai di risvegliare l’entusiasmo, di farmi dire questa è la mia canzone preferita, senti!, di farmi sostituire subito una bugia comoda con la verità. Di offrire quell’ascolto pieno di cui è persino difficile capacitarsi, di farmi credere nel modo più sincero che tutti meritano il meglio, ma più degli altri tu. Che ti intimidisci per un complimento e ti ostini a vederti inadeguata, ma senti ogni cosa come se ti travolgesse, e raramente abbassi lo sguardo. Che non ti vergogni di quello che pensi. Che ritorni.
Mi hai dato il privilegio di sollevare un velo e mi hai guidata mentre ci passavo sotto la mano, perché potessi capire. Sai meglio di me che, anche se il più pesante, è solo il primo di un cumulo di veli opachi, posati uno sull’altro, pronti a ribellarsi a qualunque intruso.
Sono una sconosciuta e lo so. Ma vengo con le intenzioni migliori, ho tolto anelli e bracciali con cui avrei potuto graffiare quella che tu chiami una corazza. Non mi interessa avere fretta né ho date di scadenza; in compenso mi conosco bene, già intuisco che mi mancheresti.
Ho forse i pregi più ridicoli e i difetti più gravi, eppure non riuscirei ad accontentarmi delle parole di cortesia. Puoi dirmele, se vuoi, me le prenderò lo stesso: ma per ora lascia che mi culli in questo senso di protezione, nella rete azzurra di poter pensare che partiremo, usciremo, ci fideremo. Per quello che era un pomeriggio in un bar, che mi ha portato a prenderti le mani, che ti ha fatto intravedere uno spiraglio. Come suggerendo una strada possibile, di cui potresti stancarti presto... o che forse sceglierai di continuare, con santa pazienza e molto stupore. Una delle tante strade che hanno svincoli e bivi e sentieri laterali, ma di cui non si vede la fine. Stringi gli occhi, guarda lontano. Dove guardo anch'io.

"Per questo avrai baci per regalo ogni Natale
e vino allungato con l’acqua delle rose
Ti daranno amore, amore, amore
e non filo spinato…”


Ti voglio bene!

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