domenica 14 settembre 2008

Post scriptum (-grazie-)

Se fossi stata zucchero, ieri sera, mi sarei sciolta ai tuoi piedi senza remore, Signora. Sotto le nuvole grigie che ci hanno fatto preoccupare, sarebbe stato un inchino a mio modo. Hai un potere, tu, incantevole Signora, di cui non ti rendi conto o che dispensi con tale generosità da non approfittarne mai, ed il mio petto così vuoto si è inondato di tutto ciò che arrivava dal tuo palco. Non credo che riuscirò mai a spiegarmi cosa possiedi, come puoi ancora farmi credere, dopo un anno così, semplicemente allargando le braccia e sollevando un po’ le spalle, con le mani schiuse, come puoi farmi credere ancora che il dolore passerà. Eppure te lo urlo e me ne convinco, senza ragione, come se tu mi ubriacassi.
Signora, giù il cappello al tuo cospetto, quando mi fai riascoltare quella canzone cercando di non farmi piangere, quando ti metti in ginocchio e diventi romantica, quando fai crescere le ali e spalanchi un volo leggerissimo. Sorridi. A testa bassa e con le gambe piegate, giù il cappello, Signora, in segno di gratitudine e di pentimento per non averti più creduta capace dei tuoi miracoli. Per averti resistito con ostinazione, dalla scorsa estate in poi.
Grazie per quello sguardo che non era per me, grazie per i salti di gioia, per i pochi singhiozzi, per Endrigo, Battisti e De Andrè. Grazie, umilmente, per la Musica, mia Signora gentilissima.

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