mercoledì 8 ottobre 2008

Siccità

Ho paura per te. Hai risvegliato per un attimo il mio istinto infantile, per cui appena ti ho sentito avrei voluto prenderti tra le braccia e poterti stringere finché tutto non fosse passato. E dire che tu non ci resteresti neanche un minuto intero. Ti rifugeresti tra le tue commissioni, mentre se potessi allungarti una mano o farti scudo in qualche modo, io lo farei. Così come, quando la vidi, avrei voluto proteggere la tua felpa bianca bellissima. Avevo aspettato troppo per vederti così, in mezzo alla strada, sapere che non era scontato. Avrei voluto salvare il senso di te. E no.
Un pomeriggio che ero sola in camera, una donna giovane mi ha chiamata dalla finestra mentre cantavo ad alta voce. Mi chiedeva aiuto perché una signora nell’appartamento di fronte era caduta e non riusciva a rialzarsi, così mi sono precipitata da lei e l’abbiamo tirata su a viva forza, messa a sedere sulla poltrona. La donna giovane continuava a rimproverarla per la caduta con una tale insolenza che l’avrei zittita io stessa se avessi potuto, gridando più di lei; la signora, al contrario, era una di quelle persone anziane con una certa nobiltà nei modi, che mentre la aiutavo mi chiedeva cosa studiavo, dove abitavo, di tornare a trovarla, “sono la madre del dottor Remo, lo conosce?”. Mi commuove la gentilezza buona di certe persone, e gli anziani, tante di quelle volte.

Invece io non riesco più a guardare i film, quando c’è un bacio. Non posso più sentire moltissime canzoni perché non mi basta la tranquillità. Non riesco ad essere ottimista con me stessa la metà di quanto lo sono con gli altri. Sono l’unica a ricordare quasi tutte le cose più importanti della mia vita, quando magari neanche vorrei averle vissute.
Non ho passato mesi d’inferno per sentirmi dire ancora ‘piccola’. Neanche per ricaricare le batterie ed essere pronta per un’altra storia o un’altra persona. (Né per credermi grande). La sola cosa che desidero è diventare immobile e seria, il più possibile impermeabile, non aver più bisogno di essere abbracciata e consolata, mai. Non chiedere niente, andare dritta per la mia strada e togliermi dalla testa quelle possibilità intraviste, fuori dalla mia portata. E prendere il sole come la terra quando non piove per tre mesi, restando solida.
Oggi sono molto nervosa. Forse non rispondo.


"Non sempre rispondo, dipende dai giorni,
dall'aria che tira tra me e i miei ricordi
Per cui se succede che qualche argomento
rimane silente, o qualche risposta sia un poco sfuggente
Sappi che a volte nella mia testa
cade una grandine molto violenta
Forse è passeggera, ma poi ritornerà
tu non aspettarmi, preparati pure un sandwich

E non c'è logica per la mia testa quando
cade una grandine troppo violenta
So che è passeggera, ma poi ritornerà
e se faccio tardi regalami dei confetti
Forse è passeggera e quando tornerà
tu non aspettarmi, ricordati di pagare il gas"

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