martedì 17 giugno 2008

Collezione (-it's not easy-)

La carta ce l’ho, la voglia mi manca.
I lacci alle scarpe ce li ho, la pazienza mi manca.
La polvere sotto il letto ce l’ho, un rifugio mi manca.
La coperta ce l’ho, il calore mi manca.
Un rifiuto ce l’ho, le briglie mi mancano.
I colori ce li ho, la fantasia mi manca.


Siamo a metà giugno, ma vago ancora per casa in pantaloni e maniche lunghe: fuori fa un freddo invernale e quanto agli esami, siamo a meno due ma la stanchezza è già arrivata. Diverse cose, in questi giorni, mi parlano di casa. Un incontro casuale con un ragno che tenta la scalata dello specchio del bagno, uno di quei ragni con gli arti lunghissimi e sottili, con cui sono abituata a convivere nel seminterrato. E la signora Fletcher ogni mattina, se non fosse che al posto del divano del soggiorno la guardo su una sedia di legno, con i suoi occhi rotondi e la sua voce rilassante. Mi sono accusata spesso della mia mancata nostalgia in questi mesi, ma forse ho solo imparato a gestirla. Ho due vite adesso, come tutti, ed una è qui in mezzo al temporale e alla grandine, nel quarto d’ora di strada tra questa stanza e la facoltà. Non voglio rinnegare nulla di questa né di quella, ma posso esserci solo in una per volta. E non è vero che non voglio tornare.
Ho paura di casa mia per la differenza palese tra una stanza coi miei ritmi e 200 metriquadri con un proprio orologio, ma non è detto che non mi ci adatti nel modo più naturale. Ho molta più paura della distanza tra casa mia e qui, per tutti i posti in cui posso arrivare più facilmente per trovare ciò di cui ho bisogno. Ma non è detto che effettivamente, senza un invito, da qui io possa arrivarci. Torno a casa i primi di luglio, armi bagagli e non so quante altre borse, da lì vedo se è possibile reggere con sole due mani le fila di due persone, e nel frattempo leggere qualche saggio sul libro Cuore per la tesina di settembre.
Non è vero che non voglio tornare, ma prima vorrei partire ancora, ininterrottamente, e penso a tanti posti o forse ad uno solo. Penso a molte persone o forse ad una sola. Quanti treni avrei voluto prendere, quanto mi è stato impedito, quanto è stato inutile o consolatorio, in questi mesi di tristezza distillata. Quanti i giorni passati senza significato. Eppure quante cartoline e quanta vivacità colorano le pareti di questa stanza, vieni a vederla? Lo lasci solo a me, il risultato di tanto impegno? Puoi riempirlo di una risata, e farmi dimenticare il dolore? Vuoi?
Non è vero che non voglio tornare: nessun dubbio al mondo che dopo gli ultimi sforzi di concentrazione, qualunque sia il loro frutto, riempirò quei 668 km, e sarò di nuovo a casa.

Le cicatrici ce le ho, il fisico mi manca.
La pioggia ce l’ho, il mare mi manca.
La bicicletta ce l’ho, il compagno di viaggio mi manca.
I lividi ce li ho. La dolcezza mi manca.



"I can't stand to fly
I'm not that naive
I'm just out to find
The better part of me

I'm more than a bird
I'm more than a plane
More than some pretty face beside a train
and it's not easy to be me"

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