martedì 10 giugno 2008

Souvenir (ovvero... RESOCONT!)

Sono le otto e trentatré, la sveglia del cellulare squilla puntuale. In realtà ho aperto gli occhi già mezzora fa, così chiedo a Silvia se ha dormito bene come me, che per una volta non ho sognato. Prendiamo un treno stamattina, ma non sappiamo ancora quale, visto che anziché aiutarla ad alzarsi preferisco anch’io restare ancora un po’. Si sta così bene, mica ci vuole tanto.
Incredibile ma vero, anche se siamo uscite dal letto alle nove e mezza riusciamo ad essere sul binario alle 10.02, dopo un paio di curve su due ruote e un mega parcheggio in retromarcia, un biglietto al volo ed una corsa per il sottopassaggio: via sull’intercity, destinazione Piazza Principe! Tra un cruciverba e l’altro, le mamme si affrettano a dispensare le previsioni per la giornata: “Vedrai che oggi a Genova ci sarà il sole” (mamma di Silvia, per gli amici CP); “Oggi lì al nord è previsto un tempo catastrofico!” (mia madre, per gli amici gatto nero). Manco a dirlo, ci becchiamo il diluvio universale per quasi tutto il pomeriggio, mentre tentiamo di scansare le pozzanghere e di non perdere gli ombrelli per strada, quando non siamo impegnate a “cavalcare leoni di pietra” (cit. Fiorella)! Nella galleria di negozi sotto ai pesci, mi trattengo a malapena dal comprare una fantastica rete da pesca ornamentale, un telefono peloso fucsia e una maglia con su scritto battitene u belin, e così si va, parlando ininterrottamente. Silvia ha i polsi piccoli e gli occhi grandi, molti gatti, molte timidezze; ha un ciuffo di capelli sulla fronte e tutta quella pazienza, con me e col suo ginocchio sifulo. Silvia è stata in tanti posti, sa due parole in ogni lingua ed ha conosciuto gente che ha avuto mille cose, ha delle passioni che non diresti mai, e delle debolezze che mai le scopriresti. Le manca l’ultimo libro della Cornwell. Qualche altro affetto che non so come procurarle. Silvia tra una giornata di lavoro e l’altra mi ha comprato dei pasticcini, e se io servissi a qualcosa mi saprei sdebitare.
Genova, pur con tutti i negozi chiusi e il suo tempo inospitale, è sempre la mia preferita: camminiamo senza una meta e senza un pensiero, per me rivederla con qualcuno accanto ne raddoppia l’intensità. Silvia la conosce già, ma che importa? E’ la mia città che sta guardando, non quella in cui è già stata. Cerchiamo di catturare l’unico raggio di sole su una panchina, scappiamo poi dall’ondeggiare della chiatta, e non ci si crede a come va via un pomeriggio. Le mie dita piccole che sono utili a intrufolarsi nelle fessure del pavimento, le sue poco più lunghe che reggono un sacchetto di plastica per togliermi qualche peso. Ci sarebbero ancora due vite da raccontare, si potrebbe fare un giro sull’autoscontro, o sparare alle lattine col fucile ad aria compressa... ma siamo di nuovo sedute alla stazione, e vorrei solo chiederle di restare. Oggi che era ieri, tutto sembra già irreale.
Mi sono ritrovata sul treno del ritorno senza essermene accorta, stordita perché non ho ancora realizzato di aver trovato una persona da poter abbracciare, con cui ridere tantissimo e passare un sacco di tempo in una libreria. Una persona nuova, gentile, così rara. Che non sa molte cose di me, di cui non conosco molte cose a mia volta, a cui non posso spiegare come mi sento. E che alla fine di due giorni come questi mi lascia un sapore dolceamaro di sorpresa.
E adesso, ci si rivede presto, Silvia? Non lo so, prudenzialmente mi sono fatta un infinito pianto in treno. Non lo so, se i momenti così belli hanno il potere di ripetersi. Non mi è successo mai. Ma come un’ingenua, come la piccola sciocca che sono, con le ultime due lacrime, io lo spero tanto.
… sper!


"Ma ogni volta che vedo il mare
sono abbagliata mi devo fermare,
non capisco e mi metto a pensare
a chi di notte non riesco a vedere
Ed ogni volta che vedo il mare
è impossibile bluffare
con questo straccio d'anima dentro
è molto strano che io sia contenta adesso
Ogni volta che vedo il mare..."

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