sabato 21 giugno 2008

Senza parole

Ho bruciato quei fogli per impedirmi di rileggerli. Li ho bruciati per non continuare a stringere in mano i miei errori. Ho bruciato quei fogli perché nulla di ciò che contenevano si è rivelato vero, ed ho cercato di placare l’ennesimo rigurgito di tristezza guardando con gli occhi cinici quel piccolo falò consumarsi sul davanzale della finestra. Capita spesso che mi accorga di quante cose avevo pronte, o avrei potuto fare prima.
È la terza volta che provo a scriverti, la terza che mi rendo conto di non sapere cosa dirti. Di non poterti dire. Mi ero ripromessa che sarebbe stato diverso. Io che ci provo ancora a ripromettermi, e so tacere adesso, e so quanto possano essere vane e dannose le parole, rovinare tutto. Esercito la mia prudenza col silenzio, tornando contro i miei propositi ad inghiottirle e distruggerle a poco a poco, pezzo a pezzo, le parole, finché l’impulso irrefrenabile di dirtele non svanisce del tutto. Quanto allenamento e quanta pena per imparare a fare a meno di ciò in cui credo di più... E tu forse dovresti sapere. Forse mi perdoneresti, magari non avresti fastidio. Ma per rispetto, tuo e di me stessa, per paura delle nostre distanze, per quei pochi mattoni che ho posato grazie a te sulle rovine che prima stavo immobile a guardare, non ti dico nulla. Il fumo ha un odore acre che mi aiuta a schiarire la gola, chiudere il telefono, gli occhi, le mani, ed evitarti le mie parole.
Riposa e passa un buon pomeriggio.

Nessun commento:

Posta un commento