martedì 11 dicembre 2007

Consigli in ritardo

Se incontrassi la me stessa di qualche anno fa, mi farebbe ridere vedere i suoi capelli corti e le sue gambe piene di ferite. Me la guarderei per bene: dovrebbe dimagrire, essere più schietta, scrivere di meno e vestirsi meglio, cioè, vestirsi e non buttarsi addosso le cose! Sorriderei delle sue spalle strette, di quelle scarpe che non si toglie mai, di quanto si affanna per essere qualcosa. E lentamente, attenta a non spaventarla, mi avvicinerei per parlarle.
Come stai? Com’è che ti senti, riesci a spiegarlo almeno a me? Non aver paura di essere eccessiva, puoi permetterti parole grosse, tanto sono io e so che peso hanno. Me la terrei qualche ora stretta tra le braccia, lei che non sa quanti abbracci poi arriverà a desiderare, con tutta sé stessa, senza averli mai. Le sussurrerei che non sta facendo niente di sbagliato, ma che è inutile recitare una parte solo perché piace agli altri, o solo perché non sa ancora bene quale sia la sua. Le direi che quella maglietta grigia piace anche a me, di mettersela quando ha voglia, che le sta bene e chissenefrega di cosa dice mamma. Parlerei con la voce calma, dicendole di non sentirsi da meno degli altri solo perché le mancano le parole giuste al momento giusto e quando si arrabbia le viene da piangere, il carattere cambia e le parole vengono, un giorno griderà di una rabbia senza lacrime le parole che avrebbe voluto dire senza pentirsi, si sentirà liberata, non più ridicola. Saprà arrabbiarsi come tutti.
La rassicurerei, ma che non si aspetti una vita costellata di rose. Soprattutto, l’avvertirei che è stupido preoccuparsi di non piangere, perché io lo so, la disturba questo. Si chiede perché non le viene mai una lacrima, neanche al momento giusto, neanche quando sprofonda nella tristezza, si chiede come mai tutti attorno a lei si commuovono e nulla mai le inumidisce gli occhi. Non pensarlo neanche – le direi – il tuo dolore o il tuo coinvolgimento non si misurano con due gocce di acqua salata; la tua tristezza è la malinconia che hai avuto sempre, resta seria e se non hai voglia non parlare, ma non strizzare gli occhi per cercare di piangere, non è quello che ti libera se non te lo senti. Le racconterei con un briciolo di amarezza che ha così tanto da piangere che non è il caso di cominciare in anticipo. Non mi crederebbe, se le dicessi che passerà giornate intere ad annegare nel pianto, le sembrerà fuori dal mondo, ma almeno ci avrei provato... Non credo che anticiperei le meraviglie di cui non ha ancora idea, il diploma, quella lettera, i giorni di Londra, non le direi che avrà una casa e se la caverà per conto suo nel posto in cui ha sempre voluto studiare, quello no, perché possa provarla intera, la gioia del buono che c'è ad affrontare le cose da soli. Lascerò che si tormenti di paura come ho fatto io, è ciò che rende speciale un'attesa, che libera tutto quando si risolve bene. E ancora.
Cara, mormorerei, piccola, non tormentarti per l’assenza di amore. C’è un motivo se ti fa aspettare, e quando ti prenderà di sorpresa, sarà amore doppiamente, sarà bello da non poterci credere. Non cercarlo inutilmente in sguardi sconosciuti, il suo volto saprai benissimo qual è, ancor prima di realizzare che è lui. Non farti piacere nessuno per forza, non hai bisogno di elemosine, né di sentirti pari a qualcuno. E’ nel modo più bizzarro, che arriva. Non lo avresti mai pensato, ma ti assicuro, arriva. Anche per te, che spesso non ci credi.
Le direi che la felicità viene a mozzichi e bocconi, e che a riconoscerla ci vuole ben poco, perché ne basta una goccia a riempire tutto ciò che c’è. Le direi sta’ attenta, attenta a non lasciarti sfuggire il cuore davanti a lei, cerca di guardarla per ore ed ore, non dormire di notte se lei non dorme e non aspettare un istante se in te lei non aspetta. E se quando la tocchi non ti sembra possibile, e se credi sia troppo bella per esistere, se ogni giorno si preannuncia migliore del giorno prima, non aver paura, è quella vera. L’avvertirei anche, ma sottovoce, che una volta finita diventa irripetibile. Una volta finita, quella goccia di felicità, è finita per sempre. E vorrei non mi sentisse, quando glielo dico, perché non si freni mai.
Le direi corri, corri fino a non farcela più, corri fino al collasso dei polmoni e gettati per terra, grida, impara a svuotarti di tutto! Imponiti, piccola mia, lascia libero quello che hai di più estremo, regala tutto quello che puoi dare, leggi fino a notte fonda, alza il volume allo stereo, non restare mai la seconda voce di te stessa! Non ne vale la pena, Lucky, non ne vale la pena!
E dopo averle posato un bacio sui capelli, la scioglierei da quell’abbraccio, lasciandola andare via, e sperando che un giorno sia una persona migliore di me.


"L’oroscopo speciale
di fine mese leggerai per me
ma non mi dire
che domani m’innamoro"

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