lunedì 3 dicembre 2007

Recollection (memories in a week)

Mi manchi ogni giorno, il mercoledì di più. Anche il sabato non scherza.
Mi accosto al termosifone per riscaldarmi le gambe, ma mi si piega subito la testa e si socchiudono gli occhi. E’ così che ti penso, quasi sempre, con le mani poggiate sul metallo caldo. E come il calore che risale piano lungo il braccio, togliendomi ogni forza, il pensiero di te prende a impregnarmi ossa e muscoli, a scivolare sulle spalle sfiorando i capelli, e a cascarmi sulle labbra. Non è colpa tua né mia, né forse del termosifone, se la mia mente ti si è affezionata.
Ma visto che non mi dispiace, ti prego di non scusarmi se ancora ti penso.

E il lunedì, cosa sarà mai il lunedì? Nulla più di un pensiero fastidioso la domenica sera. Cinque diverse lezioni pesantissime, per cui alle otto la sveglia vorrei scagliarla giù per le scale. L’inizio di una settimana che vedrà altre ore avvicendarsi lente o rapidissime a seconda della compagnia, il turno delle pulizie, il tema del giovedì in italiano, quello del venerdì in spagnolo; occasionalmente, anche un tema in inglese. Un lunedì. Quel lunedì.

“Piangi” mi hai detto “piangi e non parlare” e non esisteva nulla di più bello. I singhiozzi allora venivano fuori pacifici, a metà increduli per la possibilità di sbocciare così, senza trattenersi. Ma più di tutto accarezzati e consolati dalla tua voce, lì presente a ricostruire, con pazienza, con tenerezza, senza fretta. "Posso prendermi io cura di te per qualche giorno? Posso?". Stasera spero che tutti un giorno abbiano la possibilità di piangere così... dentro un abbraccio. Poi, una volta basta. Basta un venerdì per avere paura, e per non averne più.

Conservo gelosa la mia buona dose di memoria. Memoria di anni vuoti e di giorni pienissimi, di mesi passati senza vivere niente, di secondi spesi a volere tutto. Un ricordo, senza consistenza come ogni cosa importante, porta troppo con sé. E’ piacevole e divertente, è una panacea per i cattivi pensieri, toglie l’aria nel dispiacere del rimpianto, uccide, fa ridere, guarisce, tortura. Lascia increduli. Perdona. Squarcia.
Quanto vorrei essere priva di memoria, non vedere niente. Quanto vorrei moltiplicarla all’infinito, e raddoppiarne la nitidezza, che abbia più spazio e più musica.

Buonanotte tesoro, resta lì senza pensarci. Chiudi gli occhi e prenditi il riposo di un sonno senza preoccupazioni, prima di tornare a muoverti aspetta che sia martedì.
Sogni d’oro.


“Campane di domenica e non io
che resto muto
nel cigolio
come un bambino
che questo amore...
è mio”

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