lunedì 25 giugno 2007

Il mare e l'incendio

La mente si è svuotata del tutto, e per oggi la posso perdonare. E’ andata anche questa prova, la terza, la quarta, l’ennesima in cinque anni… è andata. Finito di scrivere, senza rileggere quasi nulla, consapevole di aver riempito quanto potevo riempire, ho consegnato quei maledetti fogli e sono corsa a mettermi in costume! Il mare non poteva attendere oltre!!!
Ogni anno da quell’anno il mare è il premio che posso darmi fiduciosa sapendo di aver fatto qualcosa di buono, ogni anno da quell’anno è lì che sembra non aspettare altro che abbracciarmi, è la distesa generosa che non si nega più, mai più a me, da quell’anno. La prima volta di giugno porta con sé quel sapore di un amico ritrovato, e la gioia della conquista che lascia i suoi segni bianchi e benevoli di sale sulla pelle. Non mi sazio mai di quel vedere appannato, non potrei dopo averlo perso per tanto tempo, non potrei quando so che era amaro guardarlo e desiderarlo ed era dolce averlo… quindi non posso ora. Io sono gente comune, sono gente di qui.
Lo so che non è tutto finito (altrochè!), so che c’è ancora tanto lavoro e manca la volata finale, ma oggi me lo voglio prendere così, di bontà verso il mio corpo che ho maltrattato parecchio in questi giorni. Berrò un sacco d’acqua, mi sistemerò i capelli, metterò la crema sulle spalle e sulle mani, e stanotte dormirò tanto per premiarlo della sua collaborazione, perché può essere un corpo infido quando si emoziona ma lo è sempre in buona fede… in fondo è il mio e porta tutta la mia storia su di sé, scritta in lingue diverse.
Poi arriva un pomeriggio come questo e pensi che storia dell’arte in fondo ha fatto domande accessibili, biologia ti spaventa ancora ma mai quanto italiano che cresce ai tuoi occhi come un gigante inavvicinabile, pensi che la Simone è stata stronza come al solito (irredeemably) e che l’Annicchiarico non è in grado di fare domande che superino una difficoltà da primo superiore, pensi che la Doria ha mantenuto la sua parola e che hai fatto bene a ringraziarla, pensi che latino si poteva fare ma lo sguardo di quella donna resta troppo severo per promettere bene. E metti tutte le canzoni che hai in una grande tracklist per concedere ai tuoi neuroni musicali di godere anche loro, e trovi quella che non ti aspettavi… come sempre. Quella che ti trafigge il cuore e quasi ti fa piangere a pensare quanto eri ingenua e bambina le prime volte che l’ascoltavi e quanto sia bella ancora adesso, così terribilmente bella. Lei resta immensa e ha mille volti dentro di sé, mentre tu cresci e cambi, il volto del soldato e il volto del bambino, quello del ragazzo, quello del viaggio, quello del dolore si fondono in te con intensità sempre diversa. Non ci puoi far niente, perché non te l’aspettavi e tutto si paralizza, non riesci a reagire… perché reagire… lei ti passa accanto, breve e lunghissima.
Il regalo di oggi al mio cuore è stato questo. Questa canzone.

Il ragazzo ha un fucile di legno e ci tira alle stelle
com'è dritta la schiena, che bianchi i suoi denti e gli occhi sono due caramelle
e se provi a sentire stanotte puoi sentire abbaiare
...è il suo cuore di cane che corre e non si vuole fermare

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