sabato 9 giugno 2007

Starry night

L’aria ancora umida mi entra nei polmoni, sa di pioggia. Quant’acqua è caduta!
Così non entro in casa, perché qualcuno davanti alla tv vorrà sapere com’è stato lo spettacolo: noioso, prevedibile, pessimo, ecco com’è stato. Ma non entro. C’è troppa pace troppo profumo troppo silenzio è così bello, io non ci resisto… io mi siedo sul muretto di marmo, freddo, e guardo casa mia. Ferma.
Poi la vedo appannata, capisco che sto piangendo e le bevo, le lacrime salate, perché sono mie e le aspettavo da un po’. Perché io sono questo, fuori luogo e fuori tempo massimo, e non lascio che nessuno mi veda piangere. Ecco perché non posso fare ciò che mi suggerisci, professoressa Mary Doria. Non posso essere brillante e attirare l’attenzione. Chissà perché mi è venuta in mente.
Sono stanca di essere messa alla prova, così stanca, stanca, stanca. E nessuno piangerà per me.
Quindi a passi incerti vado verso la porta. C’è mia sorella, sono fortunata… posso correre in bagno a cancellare gli occhi rossi e poi mi accoglierà il sonno della stanchezza, gentile. Gentile e morbido. Così buonanotte, buonanotte ancora.

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