mercoledì 4 luglio 2007

Anime salve in terra e in mare

Non vedevo l’ora di vedermi così. Mettere quella collana, essere celeste e bianca, e camminare senza più doveri nella testa ritrovando i vent’anni che sono. A volte mi sento così grande che persino piegarmi a slacciare le scarpe può diventare una fatica, è che sembra lontano; sono i giorni in cui emerge la me più frivola e mi strizzerei l’occhio se mi incontrassi, sono i giorni in cui guardo dritto davanti a me, in cui sovrasto la gente e le sue parole e mi sembro persino un po’ bella. Sono i giorni in cui mi sembra che avverrà ciò che desidero, comunque e ad ogni modo.
Però appena tornata a casa, la prima cosa che faccio è sempre la stessa: pazientemente, elimino tutto. Slaccio il bracciale, sfilo gli orecchini, strucco le ultime tracce di ombretto, mi libero dalle scarpe e lentamente mi metto comoda. Mi piace che sia così, ritrovarmi semplice, come hai detto tu ieri, quello che sono… in fondo una ragazzina.
In casa mia mi muovo come una sensitiva. Per non svegliare nessuno scendo le scale a piedi scalzi, spengo le ultime luci e inizio a scivolare per i corridoi e le stanze, sapendo dove ci sono i mobili, dove le scarpe lasciate da mio padre, dove potrei urtare la porta socchiusa. E’ che casa nostra dopo anni non ha più luoghi inesplorati, ma continua ad avere misteri, orologi che ticchettano, rumori inesplicabili... per fortuna, a ricordarci che siamo certi di noi stessi, ma sempre fino a un certo punto. “In assoluto, ma fino a prova contraria” direbbe Bea.
Sono stata tanto occupata poi, e ho fatto un po’ di quelle cento cose che mi aspettavano dopo l’esame: ho scritto mail, sms, ricevuto gente, fatto auguri di compleanno, ho sistemato le magliette nei cassetti e svuotato la scrivania. A dir la verità, quasi non ricordavo che fosse di vetro! Emana addirittura tristezza vederla sgombra e pulita, non lo era da tempo, tutto questo tempo…. Chiudere i quaderni mi ha fatto una certa malinconia e pensare che quelle cose che so sono in me e pensare che non serviranno forse ad altri che alla bellezza e vedere i fogli di appunti e quella pagina bagnata dalla pioggia e quel foglio che ho fatto bene a non leggere neanche e invece tutto lo schema enorme che mi piace ricordare a memoria ancora un fodero di plastica stracolmo e la mia calligrafia di qualche mese fa e come era allungata quando ho scritto in fretta e questi appunti di filosofia che chissà se riesco adesso a decifrare... Come sono cambiata, come amo quello che è stato! E nulla più che queste parole:

“Sono giorni di finestre adornate, canti di stagione
anime salve in terra e in mare
Sono state giornate furibonde, senza atti d’amore
senza calma di vento
Solo passaggi e passaggi... passaggi di tempo”

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