giovedì 26 luglio 2007

Assolutamente confuso

Guardo fisso la stella polare, chiedendomi perché stia sopra casa mia quando il nord è dall’altra parte. Un solo pensiero attraversa la mia mente, lasciando la sua scia di associazioni come una stella cadente: io potrei dirti tutto. Prendere e partire, prendere e andare, come se fossi davvero lì per me. Parlarti dei miei bambini senza versare una sola lacrima, se sei tu. C’è il rimpianto del viaggio che non ho più fatto, a ferirmi lieve. C'è questo strano vedere e non vedere le cose. Prendere e andare, con i capelli scomposti e la canotta da mare, così, se solo questo vento non fosse una frusta di calore. Io ti direi tutto. Anche se le cose più nascoste e inconfessabili di me, quelle che me stessa non sa, tu le sai già.
Poi capita che mi stendo sul letto a guardare su, ma questa è una posizione in cui sono inerme, in cui nessuno mi protegge e tutto può prendermi. E infatti mi colpisce. Quella dolcezza senza precedenti, mi colpisce, e come qualcosa che mi prende allo stomaco mi colpisce poterti pensare. Pensarti in ogni modo, mentre sei altrove. E maledico, anche se solo un po’, il mio stupido accento.
La tua voce da lontano ritorna. A quest’ora, in questo posto dimenticato dal mondo, con questo vento finalmente fresco, mi batte il cuore pensandoti. Non è il mare, il suo immenso indefinito, la sua rabbia, il suo blu spaventoso; è il fiume morbido, accogliente, è una risata imbarazzata, è te. E’ come sei tu, che adesso non leggo più con la mia voce.

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