sabato 15 settembre 2007

Desperate housewife

Giovedì di buon’ora, perfettamente calata nel ruolo della Brava Figlia Collaborativa, telefono a mia madre per chiederle se c’è qualcosa da fare in casa, visto che di mattina io sono libera e il resto della famiglia lavora. Candidamente lei mi dice: “No, non c’è niente da fare – bugiarda: per lei c’è sempre qualcosa da fare! – stai pure tranquilla. Al limite – eccola! – con un po’ di acqua e detersivo puoi lavare le piastrelle del bagno verde”
Ora, teniamo presente che:
- il bagno verde è il più grande di casa
- il bagno verde è tutto fatto di piastrelle. TUTTO.
… e qui, puntuale, arriva il colpo di grazia: “Passale due volte, prima con la pezza bagnata e poi asciutta, va bene?”. DUE VOLTE. “Sì, ok”. E sti cazzi.
Di conseguenza ho passato mattina e metà pomeriggio con le mani nell’acqua, ad arrampicarmi su scale e a strisciare sotto mensole basse, nonché a scivolare sulla vasca e fare lo slalom tra i sanitari, con l’unico scopo di detergere piastrella per piastrella, di lustrare ripiani, greche, specchi, insomma di tirare a lucido tutte le superfici piane possibili. E adesso non venitemi a dire che se mi fa male OVUNQUE sto prendendo l’influenza!
Mi sono sempre chiesta come si chiami la sindrome che porta mia madre a inventarsi qualunque improbabile tipo di pulizia, a non pensare mai che la casa stia bene come sta. Ogni piccolo acaro indifeso che osi presentarsi sulla soglia viene sistematicamente individuato e sterminato dal vigile occhio materno, a cui nulla sfugge; non c’è perdono né pietà per nessun capello caduto, per nessuna macchia sul pavimento, impronta sul mobile, briciola di pane in cucina. Mia madre è uno dei pochi esseri viventi in grado (e lo dico per comprovata esperienza) di mettersi a passare l’aspirapolvere nell’intero piano rialzato vestita e truccata di tutto punto per uscire, mentre noi la aspettiamo in macchina chiedendoci perché ci stia mettendo tanto…
Ora, non è che sia del tutto pazza. In linea di massima direi addirittura che ogni tanto ha ragione, perché questa casa è immensa e non si riesce a finire di pulirla che già bisogna ricominciare… Però delle volte noi poveri familiari si resta basiti davanti alla sua instancabile inventiva puliziesca, che la porta nei momenti più inaspettati a chiederci di lavare le scope o di lucidare le foglie delle piante, urlando e strepitando come un’ossessa che il mondo straborda di polvere!

L’unica stanza che sembra miracolosamente immune al suo controllo serrato, ringraziando il cielo, è lo studio. Il mio studio. Isola felice della musica e custode fedele dei libri, possessore di mille comodi anfratti dove si smarriscono fogli, grato contenitore del disordine, ideale rifugio dalle umane cure: il mio studio adorato! Non esiste un altro luogo in questa casa (in questo pianeta) dove mi senta a mio agio come nello studio, dove abbia lasciato più tracce e trascorso più momenti, non c’è altro posto dove si avverta in modo più tangibile la mia presenza anche quando non ci sono. Qui si trovano i biglietti dei concerti e tutte le fotografie, cinque anni di Liceo in decine di quaderni, la locandina di Onda Tropicale rubata, quel prodigio di gioia del mio stereo, il bicchiere di Coca Cola della stazione e il poster plastificato di Via del Campo 29/r. C’è Klimt sul divano, Van Gogh accanto ai dischi, e la consuetudine di ritrovarmi sempre a guardare l’albero di pepe finto di questo balcone, quando penso, scostando la tenda o lasciando impronte sulla scrivania di vetro.
Sì, non ci sono solo io, è vero, in fondo si tratta di una stanza al piano terra e in famiglia siamo in quattro… ma da che mondo è mondo, con il suo verde rassicurante, lo studio è mio. E quindi mia madre lo sa, mi piace essere io a pulirlo da cima a fondo, non importa quanto tempo mi ci voglia né quanta sopravvivenza in più sia concessa agli acari che popolano questo locus amoenus...!

In conclusione poi, vista dall’esterno e con un minimo di obiettività, mamma è una gran bella donna: ha gusto, senso pratico, fa delle crostate divine ed ammattisce per il caffé; riesce a trovare argomenti di conversazione con chiunque, è dotata di uno stupendo sense of humour e, aspetto fondamentale, quasi sempre lascia in pace lo studio.
Casualmente però, oggi mi ritrovo nella mia stanza, mani nell’acqua, a dover lavare il muro. Il muro. Perché quello che il mondo non sa è che mia madre nasconde, nel profondo di sé, l’anima psicotica di Bree Van de Kamp…

Nessun commento:

Posta un commento