sabato 1 settembre 2007

"Pace non trovo" - before leaving

Oggi tutto si scontra in me.
Sembra che qualcuno si sia divertito a prendere una serie di sensazioni diverse ed emozioni intense contrastanti che evidentemente avevo da qualche parte, e ad evidenziarle, a metterle insieme a caso nell’esatto centro di me, un po’ a destra del cuore. Qui tutto mi pesa. Altalenando tra la paura nera, fonda, tremenda, inspiegabile che ho, e un’energia gioiosa in fondo in fondo ottimista, pulita, luminosa, che è quella che vorrei.
E succede che mi basta una parola, una musica al momento giusto o al momento più sbagliato possibile, e non desidero altro che piangere, piangere, gridare ancora, e piangere. Avverto un perenne nodo in gola che sì, alle volte riesce a sciogliersi, lasciandomi ridere, ma che poi si ripresenta puntuale e stretto, pronto a farmi del male a suo piacimento.
Fa buio e ho ancora una specie di battaglia silenziosa che infuria, in un punto impreciso, senza che si sentano i rumori delle armi, senza che il fragore e le urla siano chiari e si facciano capire, ma che mi fa arrivare in bocca solo l’amaro del sangue. Vorrei piangere fuori lo sconosciuto che è in me.
So poi alla perfezione che potrei trovare tutta la dolcezza del mondo, non l’ho forse già trovata? Mi spaventa pensare. E’ tutto così poco definito, è tutto sospeso e oscilla, in bilico, so che nulla sarà come vorrei. Nulla di tutto quello che immagino, eppure testarda la mia mente non si ferma. A metà esatta tra l'allegria più sorridente e questa oppressione d'ansia.
Ogni tentata stabilità non lo era che per poco tempo, io lo sapevo, mi sono lanciata a capofitto senza un solo ripensamento e mi sono battuta perché fosse così, ho lasciato scivolare i giorni andando col sorriso sulle labbra verso questo terrore che - già sapevo - era lì ad aspettare, certo che anch’io, il giorno mio che è oggi, sarei arrivata. Inerme.
E ovviamente no, io non ci ripenso, e non mi pento di un solo istante, io parto stasera. Valigia in mano, scarpe allacciate, sola. Non saluto nessuno, questa volta, perché non voglio ritrovare nessuno come lo lascio: “che nulla sia più al suo posto, quando torno” pregherei. Ma questo sarebbe volere troppo, e allora che almeno io non sia più la stessa, al mio ritorno…
Valigia in mano, scarpe allacciate, sola.
Speranza, da qualche parte.
E la sensazione terribile e stupenda di essere a un passo dal possibile, come sull’orlo di un precipizio.

Nessun commento:

Posta un commento