giovedì 10 gennaio 2008

Prove di volo

Ho messo insieme le mie ali di piume e cera che era estate, e il calore ingentiliva l’aria intorno. Le ho modellate con le mani piccole che ho, le mie mani da bambina, e mi sono assicurata che fossero solide: solo una volta convinta le ho messe su. Dio mio, erano stupende, e leggere! Sono loro che hanno realizzato il mio sogno di sempre, quell’ingenua aspirazione al volo... una cosa tanto stupida, ma che ho desiderato per anni, che è arrivata quando la semplicità dell’infanzia era scomparsa e mi aveva fatto rassegnare all’idea di camminare e basta. Sulla terra.
Quando il sole me le ha sciolte, subito dopo, sono caduta in acqua come tutti. Ho annaspato per giorni interi, dimenandomi ferita, senza capire dove fossero finite le mie ali, ancora accecata dalla luce che mi aveva offuscato la vista. Solo più tardi ho visto che le piume mi galleggiavano intorno, ché non avevano retto abbastanza: bello scherzo. Mi sono ricordata di saper nuotare.
In fondo non credo di annegare, anche se più volte mi fermo indecisa sul da farsi, se valga la pena, in che direzione andare. Vado sott’acqua, mi immergo nell’effetto di vuoto delle orecchie ovattate, del bagnato sulle guance... risalgo e ricomincio a spostarmi: vedo la terraferma, in lontananza, ed è lì che quasi sempre mi dirigo.
Ma quella spiaggia, tristemente, non è altro che un ritorno. Indietro. A come ero prima che l’estate scoppiasse, che il mondo girasse al contrario e decidessi di arrampicarmi sulla roccia più alta, da cui ho provato a spiccare il volo.
Passo ad occhi chiusi metà delle mie giornate: nuotare stanca il fisico e acuisce le fantasticherie. E mi volto spesso a guardare il sole lì distante che continua a regalarsi generoso, lui che rendeva vive le cose e arrossava le guance, che addolciva con le parole, illuminava gli occhi, apriva le braccia.
Quel sole, che era troppo bello per essere mio.




- ¡Claro! Yo iba como un barco temblando en sus palabras.
Los párpados del poeta se despegaron lentamente.
- «Como un barco temblando en mis palabras.»
- ¡Claro!
- ¿Sabes lo que has hecho, Mario?
- ¿Qué?
- Una metáfora.

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