domenica 26 agosto 2007

Nostos - l'Odissea del mio ritorno a casa

Passano le giornate con ore di sonno imprecisatamente poche, ore di musica incalcolabili, un sacco di risate e di mare e di parole tue meravigliose che non dimenticherò mai.
Domenica mattina rifacciamo le valige, io mia cugina Vale e il suo fidanzato Nicola, perché ce ne torniamo a casa insieme. Fatto sta che senza neanche essere usciti dal paese (impresa colossale, manco a dirlo), il motore schizza ad una temperatura altissima, capiamo che la pompa dell’acqua è fusa del tutto, con il sommo rammarico di Nicola che ha con la sua Golf un rapporto di dipendenza acuta e che da questo momento in poi si chiude nel mutismo assoluto.
Praticamente, andiamo avanti così: ogni 5 minuti ci fermiamo, apriamo il cofano, facciamo uscire il fumo, raffreddare la macchina, la riempiamo d’acqua, ripartiamo. Passano due ore e mezza e ci rendiamo conto di aver fatto 20 km… VENTI, non uno di più! Al che, dopo un debito consiglio di guerra, io e Vale ci imponiamo chiedendo con fermezza di arrivare al paese più vicino, Maglie, lasciare l’auto e proseguire con i mezzi, in alternativa lo avremmo lasciato in balia della Golf a costo di proseguire in autostop. Aut Aut. E Nicola in silenzio tombale si arrende all’evidenza e accetta.
A Maglie troviamo stranamente subito l’indicazione per la stazione, tutto è facile, la macchina sembra farcela, parcheggiamo e scarichiamo i bagaglietti ormai risoluti ad arrivare a casa per un’ora ragionevole. Stazione di Maglie: CHIUSA. Proprio chiusa, serrata, come se non esistesse, porte sbarrate e il deserto tutto intorno... in pratica siamo sperduti nell'entroterra, per di più a piedi. Eh sì, Cristo si è fermato a Eboli, figurati se arrivava nel Salento! L’unica soluzione sembra essere, a detta di un ragazzo che passa da quelle parti, aspettare il pullman per Lecce e da lì prendere un treno per Fasano, ma c’è ancora tempo prima che passi.
Stoicamente io e mia cugina lasciamo Nicola affranto, seduto sulle valige all’ombra di un alberello sparuto, e ci mettiamo in marcia per cercare un bar: è l’una, ci sono novecentoventi gradi, è domenica e non c’è un’anima in giro. Camminiamo per km, per accorgerci che non c’è nulla nei paraggi che assomigli anche lontanamente ad un bar o ad un alimentari (nessuno beve caffé in ‘sto posto?!), disperate e stanche entriamo nell’unico negozio aperto: una FARMACIA. C’è l’aria condizionata a palla, -30°C circa, rischiamo una broncopolmonite e siamo tentate di comprare un antidepressivo ma ci accontentiamo semplicemente di chiedere indicazioni… per sentirci dire dalla gentilissima farmacista che forse troveremmo qualcosa di aperto in centro, a circa un kilometro di cammino! E chi è che non si farebbe un’ora a piedi non si sa bene verso dove per arrivare al centro di Maglie e trovare FORSE un bar aperto con Nicola che aspetta seduto sulla valigia?
Ci viene un sacco da ridere per questa assurdissima situazione, ma torniamo davanti alla stazione mettendo su delle facce desolate per sembrare persone serie!

Insomma, l’ho portata un po’ per le lunghe e me ne scuso, alla fine abbiamo avuto un colpo di genio e abbiamo chiamato un amico che passava di lì e che ci ha gentilmente accompagnati a casa, vero e proprio salvatore della patria in un momento di così assoluto sconforto! La strada che avremmo dovuto agevolmente percorrere in due ore ne ha richieste cinque...
L’idea che mi resta è che il tacco dello Stivale, rispetto al resto della scarpa, è proprio un’altra nazione!

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