lunedì 13 agosto 2007

11/08/07 Fiorella a Ostuni (e quello che c'è dietro)

Sollevarsi da terra per un tempo indefinito.
Il tempo di risaperla vera, il tempo di cercare i suoi occhi ancora, o di guardare i miei, per una volta. Il tempo di stare seduta sulla ghiaia per sentire vibrare il pavimento e poi forse no, solo il tempo di far uscire qualcosa, da me. Quanto tempo l’ho aspettato! Quasi da dimenticarmene!
E come se fosse qualcosa di completamente diverso ogni volta è venuta fuori dalla semioscurità e non si è fermata mai! Sembrava volesse stare a parlare come al tavolo di un bar, che alla fine la festa fosse nostra e lei solo ad accompagnarci, ho cantato, perdio sì, ho cantato! Tutto quello che voleva venir fuori da me senza freni! Tutte le parole che sapevo, quelle che ho inventato, quelle che avrei voluto dirti, ad averti lì… E non ce la facevo a smettere di muovermi, né riesco adesso a descrivere quale insieme di incanti e di sensazioni siano quelle ore, cosa ho sentito, cosa provo ancora, cosa ho negli occhi!
Ciò che di più dolce mi resterà alla fine, io lo so, è quello sguardo. Quando tutti eravamo lì per lei e non per noi, quando gli occhi ci brillavano e non ci importava stare stretti, le mani si sono fermate ed è partita una nuova musica, l’ho visto: il suo sguardo innamorato, fermo ad aspettare, uno sguardo perso, che si vorrebbe spalancare ma già gli basta, indefinibile, lieve, una carezza che è un grazie. Sincero.
Finisce che ho versato una sola lacrima, quando c’era un tempo che bisognava sognare, e quella lacrima aveva un nome, il nome che ho detto (senza accorgermene) racchiusa nella sedia come a proteggermi da uno sguardo troppo forte. Ad occhi chiusi. Perché tu c’eri, in ogni momento c’eri.
Non so cosa avesse nel cuore, ieri sera, Fiorella; in fondo non so se m’importa, non è suo il cuore di cui voglio prendermi cura. Ma la sua voce, quello che c’era lì, era di un’emozione spaventosa, ed è venuta fuori come io la conosco nelle canzoni che magari ho sentito mille volte, quelle che saprei cantare anche senza pensare alle parole, non dovrebbero sorprendermi più, e invece no, invece per la miseria, invece non sarei mai andata via in quel momento.
I treni a vapore, non so cos’è stato. Il cielo d’Irlanda, quello sguardo, il pensiero di te. Sally, mai come mai. Io che amo solo te… bè, eravamo in due. In due, io e te.

C'è gente che ha avuto mille cose
tutto il bene e tutto il male del mondo
Io ho avuto solo te
e non ti perderò, io non ti lascerò
per cercare nuove avventure...



PS: Un enorme grazie a Don Vinc, Gabriella, Francesca (…e Giulio :)), Trifi, Lucio e Marisa: è tutto un altro concerto con voi!

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