venerdì 3 agosto 2007

Viaggi e miraggi

Sola. Sola seduta nello studio, nel silenzio, a porta socchiusa. Seduta anche per evitare eventuali attacchi di cuore, ma seduta perché sono debole e mi gira la testa, e ho dimenticato di mettere la musica. C’è una strana tristezza che sale da quest’immobilità, sembra la nostalgia di una voce, ma non voglio cercare un rimedio: semplicemente la respiro. E la riconosco. E’ lei, è quella di sempre, di ogni pomeriggio da tanti anni a quest’ora, com’è che l’avevo dimenticata? E’ quella di sempre, sì. Come poi tu abbia fatto a sentirla, per me resta impossibile da spiegare. Come sia stupita, come sia felice di questo, resta impossibile da esprimere.
Tutto è così fuori dal comune, in questi giorni di passaggio. Faccio cose che poco tempo fa avrei creduto stranissime, per la forza degli eventi, per inerzia, per amore, per volontà… mi ritrovo a recitare preghiere che non sapevo di conoscere, nel cerchio di sedie in quel salone spazioso, guardando volti amati e sconosciuti allo stesso modo; mi ritrovo a prendere la macchina andare e venire e salutare la gente per strada come se fosse la cosa più normale del mondo, con quelle scarpe lì; mi ritrovo a far finta di niente, se non voglio dare spiegazioni; mi ritrovo di notte a tremare, a sperare, a immaginare, a desiderare; mi ritrovo a dirti, guardando in alto per la paura e con poca voce, che ti voglio bene.
E poi devo tornare alla vita normale, se ci riesco, almeno ogni tanto…
Allora mi auguro buon viaggio, perché questa casa a volte sembra un groviglio di tensioni. Tutte piccole, leggere, nostre e degli altri, insignificanti magari, ma tutte presenti. Spero, forse mi illudo, che messo piede su quella macchina domattina presto, lasciato questo posto per un po’, arrivi una tempesta di pace. Pace bianca. Che torniamo a parlare e a scherzare senza taciti rimproveri negli occhi, che lo vedano, quanto sono presente, molto più partecipe di quanto fisicamente non dica, che vedano come rido di gusto e che guardino i miei colori senza più credermi assonnata. Spero che la compagnia varia faccia il suo dovere di compagnia varia, giusto cielo!
Mi auguro buon viaggio perché voglio sorridere molto e pensare un po’ meno di quanto faccio in genere, mi auguro buon viaggio perché parto e, incurante di tutto, il sole mi sorride.
Le lacrime si sono asciugate. Parto, ancora una volta col cuore quasi leggero, come su una musica.


"Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il piu' bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto"


(Nazim Hikmet)

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